I taccuini di Tarrou – 158

Dopo aver letto il Tolstoj post 1881, anno della sua conversione, non riesco più a leggere il Tolstoj pre 1881. Dopo aver letto La confessione, La morte di Ivan Il’ič, La sonata a Kreutzer, Padre Sergij Resurrezione, non riesco più a leggere Guerra e pace Anna Karenina, pur riconoscendone l’oggettiva grandezza. Allo stesso modo, dopo aver letto il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, non riesco a leggere le altre poesie di Leopardi (eccezion fatta, forse, per La ginestra), dopo aver letto l’Inferno non riesco a leggere le altre due cantiche della Commedia di Dante, dopo aver letto Dostoevskij non riesco a leggere altri romanzieri ottocenteschi, soprattutto i francesi, dopo aver letto la Pentesilea di Kleist non riesco a leggere altre tragedie, neppure quelle di Shakespeare. Insomma, giunto al culmine della sofferenza, della tensione dolorosa, non riesco a tornare indietro, il mio spirito e il mio corpo rifiutano istintivamente un percorso a ritroso, un ritorno in zone meno oscure e terribili. Del resto, come credo di aver già scritto in questi taccuini, si sale sul Calvario non per scendere, ma per morire.

Precedente I taccuini di Tarrou - 157 Successivo I taccuini di Tarrou - 159