I taccuini di Tarrou – 138

Io sono il mio dolore, la mia solitudine, la mia disperazione. Ciò che resta della mia persona, della mia vita non è che dolore, solitudine e disperazione. Non c’è altro, non sento altro, non posso neppure immaginare altro, e non ho il dono dell’assurdo, come Cioran e Camus. Per quanto sia consapevole dell’assurdità dell’esistenza, non riesco a trovare in essa una ragione di vita, un’opportunità, una passione. Così permango, resisto in una condizione perenne di martirio, ma senza grandezza, senza esaltazione, senza neppure un riflesso di resurrezione. Sono completamente in balia della mia devastazione, di cui percepisco con chiarezza tutta l’insignificanza, tutta l’inutilità, ma senza trarne il benché minimo conforto.

Odilon Redon, Lacrime
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