I taccuini di Tarrou – 125

Ieri sera sono tornato da Cristina. Ho passato un’ora e mezza in sua compagnia ed è la prima volta che passo così tanto tempo con una prostituta. Solitamente, tormentato dal senso di colpa e dal rimorso, fuggo a gambe levate dopo aver consumato il rapporto. In Cristina non ho trovato una prostituta, una professionista, ma una creatura umana a me affine, capace di mettermi a mio agio, di eliminare ogni sentimento negativo e di farmi dimenticare tutto il resto. Davanti a Cristina non sono semplicemente un cliente, ma un uomo, così come lei, davanti a me, non è semplicemente una prostituta, ma una donna, e nudi l’uno di fronte l’altra non ci troviamo a disagio, siamo noi stessi, senza pregiudizi, senza ipocriti moralismi.

Seduti sul bordo del letto, mentre la cingevo alla vita, Cristina mi ha domandato se mi manca qualcosa. Sono stato sincero e le ho risposto che a volte mi manca una persona accanto, una donna con la quale condividere il peso dell’esistenza. La vita in due è meno faticosa, le ho detto, e Cristina mi ha stretto forte la mano. Questo gesto semplice, eppure significativo, spontaneo, naturale, silenzioso mi porta a pensare che lei abbia colto e compreso il mio dolore, la mia solitudine, la mia disperazione. Ho fatto la stessa domanda a lei e Cristina mi ha risposto che, eccetto la sua famiglia, i suoi genitori, non le manca nulla e sta bene così. Non so quanto sia stata sincera la sua risposta, ma nel suo sguardo ho visto brillare un orgoglio fortissimo.

Non so se tornerò a trovarla, non credo, anche perché ormai vederla solamente per fare l’amore con lei non avrebbe molto senso.

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