Categoria: Il peso dei legami
Il peso dei legami. La storia minima di Carlo Ottaviani
Terminato il percorso degli studi universitari, la vita di Carlo Ottaviani è giunta a un momento di svolta. Dinanzi all’amletico dilemma, essere o non essere, decide – senza troppa convinzione, e più per viltà che per altro – di essere, dunque di sopravvivere, lasciandosi schiacciare dal peso dei legami, innanzitutto familiari. Si ritrova così, per la prima volta nella sua vita, nella condizione di «color che son sospesi», risemantizzando Dante, i disoccupati. Osserviamo dunque Carlo in questa nuova, straniante e sfibrante condizione, ripercorrendo inoltre le tappe fondamentali della sua esistenza.
Carlo tenta di incrementare il proprio fardello, il peso, dapprima provando a ri-conquistare una donna, Letizia, cugina di uno dei suoi più cari amici, Toni, il primo della comitiva di Carlo a sposarsi – e le nozze sono uno dei momenti chiave del romanzo -, ma senza riuscirci, poi provando a salvare una giovane prostituta albanese, Alina, e suo figlio, il piccolo Denis, ma neanche questo tentativo va a buon fine.
Settimana dopo settimana, Carlo sprofonda in uno stato psichico morboso, che rasenta la follia. La sopravvivenza lo consuma, ma proprio quando è ormai a un passo dall’autodistruzione, dal definitivo, irreversibile sfacelo, in ginocchio al cospetto del mare, il suo mare, che tanto ama, finalmente leggero, sente riecheggiare la voce della madre, la madre delle madri, che lo esorta a vivere e gli svela il suo errore:
– Ed è qui che ti sbagli. È qui che, nonostante l’erudizione e le due lauree, ti sei sempre sbagliato. Noi non abbiamo peso, siamo solo voci.